martedì 20 aprile 2010

Il pesce leone


Questa specie è diffusa nel Mar Rosso, nell'Oceano Indiano e nel Pacifico, dal Giappone alla Polinesia. Abita lagune e fondali sassosi e di barriera fino a 50 metri di profondità.
La testa è piccola, la bocca grande, gli occhi sporgenti, sormontati da due escrescenze.
I primi raggi della pinna dorsale e di quella anale sono in realtà aculei veleniferi ben eretti dal pesce quando è in situazione di pericolo. L'apparato velenifero consiste in 13 aculei sulla pinna dorsale e 3 in quella anale, tutti composti da aculei cavi collegati a una ghiandola velenifera; i raggi delle pinne pettorali sono aculei pieni, non velenosi.
La livrea è a strisce tendenzialmente verticali marroni e bianche, alcune sottili e altre più larghe. Anche le pinne sono striate di bianco e marrone.

LA TOSSINA

Avvelenamenti di grado I producono eritema, ecchimosi o anche cianosi della parte colpita. Al grado II compaiono vesciche attorno alla puntura. Avvelenamenti di grado III producono necrosi locale e variazione della sensibilità, che possono durare anche per più giorni.

Più rari sono gli effetti a livello sistemico, che includono ma non sono limitati a questi: dolore alla testa, nausea, vomito, dolori e crampi addominali, paralisi agli arti, iper- o ipotensione, difficoltà respiratoria, ischemia del miocardio, edema polmonare,sincope. Sono stati documentati rari casi di decesso.

Il primo e più importante trattamento dopo una puntura è l'immersione della parte colpita in acqua calda (circa 45 °C), perché riduce il dolore e inattiva la tossina.

Giacomo S.




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